venerdì 1 luglio 2022

Da tempio della fede a tempio della cultura: la Biblioteca comunale, orgoglio di Imola!

La Biblioteca comunale di Imola è situata in un importante edificio posto nel centro storico della città. 


L'origine della struttura risale al periodo medievale, quando era un convento francescano. La Biblioteca ha infatti sede nell'ex convento di San Francesco che venne cotruito tra il 1360 e il 1380 e comprendeva una chiesa a due ordini, che venne acquisita dallo Stato nel 1810, durante il dominio napoleonico. La chiesa inferiore, prima di divenire biblioteca, fu usata come fienile, legnaia e caserma militare, mentre la chiesa superiore fu invece trasformata in teatro.                                       

Nei primi anni '90 del secolo scorso, con la ristrutturazione dell'edificio, è stato possibile recuperare alcuni spazi originali, tra cui una navata dell'antica chiesa con volte a crociera, ricoperta da decorazioni parietali. Spicca nell'abside una preziosa Beata Vergine della Consolazione.                              Parallelamente alla navata centrale corrono due ambulacri, uno sulla Via Emilia e uno sul chiostro conventuale, anch'essi in origine ricchi di decorazioni.



(L'antica biblioteca francescana)

L'attuale Biblioteca comunale BIM presenta un patrimonio di circa 450.000 volumi, tra cui 80.000 antichi ed è un punto di rifermento per studenti e studiosi dell'imolese e non solo. L'edificio può essere così suddiviso:

  • Il piano terra

I locali a piano terra della Biblioteca conservano le caratteristiche architettoniche risalenti alla prima metà del XVIII secolo. Nella zona d'accesso sono presenti le vetrine tematiche, mentre nel corridoio principale sono ospitati la saggistica, lo spaziomusica e lo spaziocinema: oltre 17.000 volumi, 5000 cd, 3000 film, disponibili a scaffale aperto. Al piano terra è collocata anche la ricca sezione di letteratura e narrativa e nel sottoportico degli anni Trenta trova spazio l'emeroteca, dedicata alla lettura di giornali e riviste. Il cortile interno è abbellito da un secolare cedro dell'Himalaya.


(La facciata su via Emilia, dietro la quale è visibile il gigantesco cedro)

  • Lo scalone

Lo scalone monumentale fu progettato dall'architetto Alfonso Torregiani e costruito a partire dal 1749. Unisce il piano terra con il primo piano dell'edificio ed è uno dei suoi elementi più caratteristici. 


  • l’Aula magna

L'Aula magna, costruita fra il 1761 e il 1762 e conservata fino ad oggi negli arredi originali, è opera dell'architetto Cosimo Morelli che creò una sala a pianta quadrata, con una balaustra in legno che divide le pareti in due ordini di scaffali e due scalette "a lumaca" nascoste nei pilastri angolari. Un apparato decorativo parietale, realizzato dai pittori Alessandro Della Nave e Antonio Villa, accompagna il visitatore dallo scalone fino all'Aula Magna.

  • il Primo piano

 Nel corridoio principale, le cui sale sono state completamente ristrutturate e inaugurate nel 1996, sono ospitati i cataloghi cartacei.

Sul corridoio del primo piano si affacciano le sale di lettura della biblioteca. La sala principale fu costruita nel 1930 sotto la direzione di Romeo Galli e su progetto dell'architetto Guglielmo Romiti. In questi locali sono collocate circa 5000 volumi, disponibili direttamente a scaffale.

  • I depositi librari


Nella Biblioteca di Imola sono conservati oltre 13 km di documentazione in continuo aumento. Nei depositi storici, in uso fino dall'Ottocento, si conservano complessivamente oltre 480.000 documenti, libri, periodici, manoscritti e edizioni antiche, fondi archivistici, stampe, fotografie, cartoline, manifesti.

Lavoro di ricerca a cura di
Cicolini Veronica
classe 2^C-AFM




Una farmacia ferma nel tempo

Ad Imola esiste una delle farmacie antiche meglio conservate di tutta Italia. L’edificio, situato sulla via Emilia in pieno centro storico,

è forse sorto nel '300, ma assunse la forma attuale nel '700 e conserva completamente integro il suo corredo ceramico e le decorazioni interne.



Nel ‘400, lo stabile, fu diviso in botteghe affittate a calzolai, spadai e ad un dentista. Dall’inizio del ‘500, vi compare una spezieria che fu gestita dalla famiglia Maccoli, tanto che il portico stesso sotto al quale sorgeva finì per prendere il nome di questa famiglia.

Nel 1763 l’ospedale di S.Maria Della Scaletta, a cui lo stabile apparteneva, decise di dotarsi di una propria farmacia e così diede incarico a Pasquale Liverani, uno speziale, di seguirne i lavori.

In questa occasione vennero acquistati  dei vasi di ceramica imolese, che si possono notare ancora oggi e che nei cartigli riportano i nomi dei medicamenti. Tra i contenuti più strani possiamo leggere "mummia d'Egitto" e "cranio umano".


(alcune delle anfore settecentesche conservate nella farmacia)

Aperta nel 1766, la Farmacia di Imola venne fatta affrescare dal Gottarelli e da Alessandro Della Nave, per volere del Cardinale Gregorio Chiaramonti, vescovo di Imola. Sulle volte si possono ammirare i ritratti dei più grandi medici e botanici italiani, attorniati da putti insieme a coralli, conchiglie e piante officinali.


Questo piccolo tempio della medicina, che era frequentato soprattutto dalla classe borghese e dalla piccola nobiltà, divenne rapidamente un punto di aggregazione, un sorta di salotto cittadino, dove ci si scambiava notizie e si parlava della cronaca cittadina.


Lavoro di ricerca a cura di 

Matteo Basciani

classe 2^C-AFM

martedì 28 giugno 2022

Chiese trecentesche di Imola: S. Maria dei Servi

La chiesa di S. Maria dei Servi è stata innalzata dai Padri Serviti nella seconda metà del ‘300 e nei secoli successivi subì diverse modifiche. 


(Sulla sinistra la facciata di S.Maria in Regola ed il suo loggiato)


La facciata attuale, preceduta da un loggiato, ha mantenuto il portale in arenaria del ‘500 che presenta scolpiti gli stemmi di Papa Giulio II della Rovere e delle famiglie nobili più rappresentative della vita imolese del periodo: i Sassatelli, i Della Bordella, i Pagano e i Lardiani.


Il portale d'ingresso è preceduto da un portico anch’esso del 1500, poi rimaneggiato e modificato più volte nel corso dei secoli.

L’interno, con navata unica e otto cappelle laterali, conserva un monumentale altare maggiore in legno dorato, intagliato dall’imolese Giuseppe Giuliani nel 1680, una rappresentazione pittorica della Madonna con Gesù Bambino del XII secolo, ritenuta miracolosa perché si ritiene abbia interceduto in favore della città in occasione di un’epidemia di peste nel 1632. 

In chiesa sono conservate importanti opere di fine ’600 e inizio ‘700: tre dipinti del bolognese Domenico Viani ed una statua della Madonna Addolorata di Filippo Scandellari.


(L'altare maggiore intagliato da G.Giuliani nel 1680)

Di fronte alla chiesa si apre piazza Mirri restaurata di recente, che mostra nel suo angolo esterno sulla via Emilia, una particolare fontana  ideata dall’artista contemporaneo Mauro Andrea.

ricerca a cura di 
Matteo Basciani

classe 2^C-AFM

venerdì 24 giugno 2022

Personaggi legati ad Imola. Cesare Borgia, il duca Valentino

 

Tra i personaggi illustri legati alla storia di Imola, uno dei più interessanti è Cesare Borgia. Cesare nacque il 13 Settembre 1475 dal cardinale Rodrigo Borgia, futuro papa Alessandro VI, e dall’amante Vannozza Cattanei. Era fratello della celebre Lucrezia Borgia di Giovanni Borgia e Goffredo Borgia. Il padre gli impose una formazione culturale adatta ad una futura carriera ecclesiastica. Nel 1489 fu inviato a studiare all'Università di Perugia, dove rimase due anni. Nel 1491 si trasferì a Pisa per conseguire la laurea in giurisprudenza.



(Presunto ritratto di Cesare Borgia, opera di Altobello Melone)


L'11 agosto 1492 ricevette la notizia che suo padre fu eletto pontefice. Nello stesso anno il padre gli concesse la nomina di arcivescovo di Valencia, che però Cesare non accettò. In seguito all'omicidio del fratello Giovanni, avvenuta il 14 Giugno 1497, Cesare chiese e ottenne dal padre l’esonero dalla vita ecclesiastica dalla quale era poco attratto, deponendo la porpora cardinalizia nel 1498 e dedicandosi alla carriera militare al posto del fratello defunto. 


Il 9 novembre 1499, dopo lo sposalizio con Charlotte d’Albret, lasciò Milano guidando parte dell’esercito francese, circa 14.000 soldati verso Imola. L'esercito comprendeva 2.000 cavalieri francesi sotto gli ordini di  Yves d’Allègre, 4.000 fanti svizzeri e guasconi agli ordini di Antonio de Bissery, più le milizie pontificie al comando di Achille Tiberti, ex capitano delle truppe di Caterina Sforza, passato al nemico. Le truppe entrarono nel territorio estense e si accamparono a Cantalupo ai confini del territorio imolese. Gli abitanti di Imola, avendo saputo dell’arrivo dell'esercito, fecero murare tutte le porte di entrata della città, eccetto la porta Spuviglia. 


Il 24 Novembre il condottiero Achille Tiberti venne con 500 cavalieri sotto le mura  di Imola per patteggiare la resa con Giovanni Sassatelli, a capo di una delle famiglie più potenti della città, che per un breve tempo rimase fedele al giuramento fatto a Caterina Sforza, resistendo alle lusinghe del Borgia, ma infine fece aprire l’unica porta, la Spuviglia appunto, che permise al duca Valentino di avere la città senza l’uso delle armi. C’era però ancora la rocca, difesa da Dionigi Naldi che puntò le sue artiglierie sulla città stessa. Il 27 novembre Cesare Borgia cominciò l’attacco alla Rocca con sedici bocche da fuoco, ma la robustezza della fortificazione rese il gesto vano. Dopo due settimane di assedio, Borgia tentò di convincere Naldi alla resa sia con la corruzione che con le minacce. Naldi non si  arrese, perchè oltre ad aver giurato fedeltà a Caterina la stessa le aveva sequestrato moglie e figlie a Forlì. Durante la notte un mastro falegname uscito dalla Rocca andò da Valentino e gli fornì tutte le informazioni segrete della fortificazione. Il giorno 8 dicembre Borgia, grazie al tradimento del falegname, sferrò un attacco sui punti più debole della fortezza, sfondando il rivellino e il portone principale. Borgia riuscì con le sue truppe ad entrare fino al cortile, ma non andò oltre. Naldi chiese ed ottenne tre giorni di tregua per conferire con Caterina Sforza. Al termine del tempo, non avendo ottenuto nessuna risposta ed aiuto da Caterina, Naldi si arrese ed ottenne da Borgia la possibilità di andarsene indisturbato portando con sé cinque mule cariche di oggetti di grande valore. La rocca quindi capitolò dopo un assedio durato tredici giorni esattamente l’11 Dicembre 1499. Il 13 dicembre il legato papale alle province di Romagna, il cardinale Giovanni Borgia, cugino di Cesare, ricevette dalle mani dei rappresentanti della comunità il giuramento di sottomissione di Imola al potere della Chiesa. Caterina, intanto, catturata a Forlì da Valentino dopo la sua conquista avvenuta il 12 Gennaio, dovette subire l'umiliazione del carcere. Nel 1509 morì in un convento senza mai più vedere Imola e la sua Rocca.


(La rocca di Imola in un'antica illustrazione)

ricerca a cura di 
Simone Meola
classe 2^C-AFM

giovedì 12 maggio 2022

San Cassiano, dalla prima chiesa imolese alla grande cattedrale

La prima chiesa cristiana sorta a Imola fu una piccola cappella costruita verso il 337 d.C., situata all’esterno delle mura della città, dove era stato sepolto il martire San Cassiano, presso il luogo che oggi si chiama Croce Coperta. 


(La cattedrale di San Cassiano di Imola con il suo campanile)


L'attuale chiesa venne edificata all'interno delle mura cittadine nel luogo dove sorge attualmente, in una parte della città che era definita "Montale",  tra il 1187 e il 1271. All’inizio del XIII secolo venne costruita la cripta, nella quale furono riposte le reliquie di San Cassiano, patrono di Imola (240 circa - 303/305) e dei santi Pietro Crisologo, Proietto e Maurelio. 


(La cripta della cattedrale di S.Cassiano)

La Cattedrale venne consacrata dal vescovo Sinibaldo Miloti da Certaldo, nello stesso anno in cui venne terminata la sua costruzione, il 24 ottobre 1271. Negli ultimi anni del secolo e nei primi del successivo la cattedrale venne affrescata con una serie di pitture parietali nella tribuna e nel portico. 

Nel 1659, fu commissionata una nuova facciata anteriore, in una nuova elegante forma, eliminando il portico che c’era inizialmente. Negli anni successivi subì numerosi rimaneggiamenti e venne completamente ristrutturata nel 1763, per via di gravi problemi di staticità. La riprogettazione dell’edificio venne affidata all’architetto Cosimo Morelli che, in quegli anni, si stava occupando della trasformazione urbanistica di tutta Imola. La ristrutturazione giunse a termine nel 1781 e, il 28 maggio dell’anno successivo, venne nuovamente consacrata da Papa Pio VI. 



La Cattedrale subì ulteriori modifiche verso la fine dell’Ottocento, in particolare fu rifatta la pavimentazione sia interna, che del perimetro attorno all’edificio. In occasione del Grande Giubileo del 2000, l’architetto Alessandro Bettini venne incaricato dalla diocesi di progettare e dirigere i lavori di restauro della Cattedrale e della realizzazione della gradinata in marmo della Cattedra del Vescovo. L'edificio attuale presenta tre navate con profonde cappelle laterali, il presbiterio e la sottostante cripta. La navata centrale si caratterizza per la scalinata che conduce al maestoso presbiterio. 

 

(Vista della navata centrale)

Al di sotto di essa è collocata la cripta dove è conservato il braccio destro del Santo protettore di Imola: San Cassiano. La reliquia è posta all’interno di un braccio d’argento, con su scritto: “Hoc est brachium Sancti Casciani Martyris” che significa: “Questo è il braccio di San Cassiano Martire”. 

La parte superiore del tempio, di architettura corinzia, è caratterizzata da una forte presenza di ornamenti in stucco. Imponente e maestoso è il tamburo che sovrasta l’edificio. 


Le cappelle delle navate laterali raccolgono svariate opere artistiche. Partendo dalla prima cappella a destra, possiamo notare la Cena di Emmaus, di Ignazio Zotti, raffigurata sulla pala dell’altare. Nella seconda cappella a destra si trova un Crocifisso ligneo, risalente probabilmente alla fine del XV secolo. Sulla parete di destra è presente  l'Esaltazione della Croce, una tela di Angelo Gottarelli. Nella terza cappella, invece, è situata la Sacra Famiglia con san Giovannino, un quadro di Giacomo Zappa. 

Passando al lato sinistro, nella prima cappella si trova il fonte battesimale, recuperata della cattedrale medievale, quest’ultimo risale ai primi anni del XVI secolo. Nella seconda cappella la pala dell'altare raffigura san Pietro e san Paolo. Risale al XIX secolo, di quest’opera, tuttavia, è ignoto il nome dell’autore. Nella cappella successiva, la penultima, sulla parete si trova un grande affresco: la Madonna delle Laudi, oggetto di devozione, risalente alla prima metà del '400. Nell'ultima cappella a sinistra è esposto un dipinto dell'Assunta, di Jacopo Bertucci. È ancora visibile, inoltre, la lapide funeraria di Girolamo Riario, che, su disposizione della vedova Caterina Sforza, fu sepolto all’interno della Cattedrale.


ricerca a cura di

Christian Cenni

2^C-AFM

giovedì 28 aprile 2022

Le case medioevali di Imola: casa Rambaldi e casa Della Volpe

Imola è una città ricca di edifici medievali che hanno conservato in buona parte il loro aspetto originario. Tra queste troviamo Casa Della Volpe e Casa Rambaldi che, almeno esternamente, non hanno di molto mutato il loro aspetto nei secoli.


Casa Della Volpe

Questa casa fu costruita dalla famiglia della Volpe alla metà del ‘400. In questa antica dimora, nel 1474, nacque il famoso capitano della milizia della Repubblica di Venezia: Taddeo della Volpe. 

Tra il 1518 ed il 1820 l'edificio fu sede del Sacro Monte di Pietà


(La facciata esterna di Casa della Volpe, in via Don Bughetti n.1)

La casa è un esempio di architettura civile di carattere patrizio. La mole massiccia e la caratteristica parte superiore, dove sono presenti degli archi a mensola, la fa apparire come una “casa fortificata”.


La famiglia Gabetti acquistò la casa nell’Ottocento e nel 1902 la donò all'ordine delle Ancelle del Sacro Cuore. In quell'occasione l’abitazione fu ristrutturata e fu aggiunta una piccola cappella privata e una scala nel corpo centrale dell'edificio. Nel 1989 fu poi venduta a privati e non è aperta al pubblico.


(La targa commemorativa posta sulla casa)

Taddeo Della Volpe 

Taddeo Della Volpe, nato ad Imola nel 1474, è stato uno dei capitani di ventura nel XVI secolo. Si distinse per il suo coraggio e audacia. Viene ricordato principalmente per aver comandato le truppe della  Repubblica di Venezia durante la guerra contro i turchi. Fu anche a servizio di Cesare Borgia e di Papa Giulio II. Un monumento funebre in suo onore è situato a Venezia, nella chiesa di Santa Marina, dove morì nel 1534. 


Casa Rambaldi

Tra le antiche dimore imolesi, si nota sulla via Emilia Casa Rambaldi. La casa è di originale impianto trecentesco, ma fu rimodernata nel Quattrocento. Sulla parte superiore della facciata dell'edificio si sono conservati degli affreschi quattrocenteschi.

La famiglia di Benvenuto Rambaldi, famoso commentatore dantesco, è stata la proprietaria della residenza.

Attualmente l’edificio non è visitabile siccome è di proprietà privata.

(Facciata esterna di Casa Rambaldi sulla via Emilia)


Benvenuto Rambaldi

Rambaldi nacque ad Imola, probabilmente nel terzo decennio del 1300, ma nessuno ha individuato esattamente l’anno. Secondo fonti Imolesi e bolognesi, il padre Boncompagno svolgeva l’attività di notaio a Imola, professione radicata in famiglia, infatti  anche due fratelli del padre e il figlio Anchibene furono notai. Non si conosce né il nome né il casato della madre, alcuni ipotizzano fosse la sorella di Pietro Passeri o Passerini. Non siamo sicuri neanche del suo cognome, infatti viene quasi sempre citato come Benvenuto da Imola e in pochi casi viene aggiunto “de Rambaldis” o “Rambaldi”. Molto probabilmente  il cognome Rambaldi è stato assegnato a lui e alla sua discendenza dopo la morte, per rendere nobile il suo casato borghese.

Benvenuto fu istruito dal padre, che aveva anche una scuola di diritto nella sua città e sembra abbia studiato anche a Bologna.

Conclusi gli studi, acquistò fama come storico, lettore e commentatore di autori antichi tra cui: Valerio Massimo, Livio, Eutropio e Sallustio.

Tra il 1361 e il 1362 fu a servizio di Gomez Albornoz governatore della città di Bologna. Benvenuto gli dedicò il Romuleon (1361-1364), un’opera sulla storia romana dalla distruzione di Troia fino a Diocleziano in dieci libri. Non era molto originale come opera storiografica, ma metteva in mostra le sue vaste letture storiche. Il Romuleon ebbe tuttavia un grande successo e fu tradotto anche in francese.


(Targa commemorativa di Benvenuto Rambaldi)

Sembra che nel periodo febbraio-marzo del 1364 abbia incontrato Petrarca in visita a Bologna presso il legato papale o forse lo abbia incontrato proprio ad Imola, quando Petrarca si fermò di passaggio per andare nel Casentino.

Il 20 marzo 1365 fu inviato, su incarico del Consiglio degli Anziani, ad Avignone per richiedere l’aiuto di Urbano V contro Azzo e Bertrando degli Alidosi, ma la sua missione fallì, infatti gli Alidosi presero il potere ad Imola e Benvenuto scappò dalla città. Fu costretto a trasferirsi a Bologna insieme alla moglie Isabetta, dove vi rimase per  per 10 anni  ad insegnare gli autori latini classici e moderni. In questo periodo contribuì alla rinascita culturale della città assieme a Pietro da Moglio e Coluccio Salutati. In questi anni iniziò con le prime letture di Dante nella scuola privata in cui insegnava da cui nacque la sua opera più importante: il "Comentum super Dantem" che fu uno dei commenti più rilevanti del XIV secolo, era scritto in latino, quindi non ebbe successo popolare, anche se non fu scritto in un latino classico, ma in latino medievale e scolastico, con espressioni anche volgari  quindi lontano dalla raffinatezza di altri autori, però, proprio per questo era più vicino al linguaggio dantesco.

Negli anni successivi si trasferì a Ferrara presso Nicolò II d’Este, qui riprese il suo lavoro di storiografo, in particolare compose una rassegna sugli imperatori da Giulio Cesare a Venceslao intitolata “Augustalis libellus”.

La sua morte viene datata tra il 1387 e agosto 1388 quasi sicuramente a Ferrara.


Lavoro di ricerca a cura di

Elisa Laghi

2^C-AFM


mercoledì 27 aprile 2022

Il campanile millenario di Santa Maria in Regola

Il campanile romanico dell’abbazia di Santa Maria in  Regola è uno dei monumenti più antichi di Imola. Il nome pare derivi dal termine latino “arenula” usato per indicare che, in epoca romana, in quel luogo si trovava un’arena o un teatro. In alternativa si ipotizza che il termine faccia riferimento alla “regola” dei monaci benedettini.


(Il campanile di S.Maria in Regola visto dall'alto)


Il campanile è stato riconosciuto come l’elemento architettonico più antico della struttura, in quanto le prime notizie che lo riguardano risalgono all’XII secolo, ma probabilmente la costruzione è più antica.  La torre è caratterizzata da una struttura poliedrica formata da sedici lati, man mano più ristretta verso l’alto e si innalza per 23 metri. 

Lo stile del campanile cilindrico riporta ad una matrice ravennate, nonostante la base a sedici lati della torre sia un’evidente costruzione distinta da quelle di Ravenna. 


Il campanile prevedeva in origine un giro di otto finestre monofore a tutto sesto, le quali sono state poi tamponate, sette di queste sono ancora visibili. La zona posta superiormente all’estradosso delle monofore presenta non solo laterizi romani, ma anche mattoni medievali, risalenti al XIII secolo. 

Gli interventi di tamponamento delle monofore sono invece risalenti al XIV e XV secolo, insieme all’aggiunta di bifore caratterizzate da arcate ogivali e della guglia cuspidata, inizialmente posta alla sommità e crollata nel 1803. 

Quando nel 1896 ci fu il restauro del monumento, vennero posizionate due catene circolari in ferro, ancora attualmente visibili.
Purtroppo, nonostante l’abbazia di Santa Maria in Regola sia tra i più antichi monumenti di Imola è uno dei meno conosciuti ed andrebbe valorizzato in quanto, durante l’età medievale, fu una delle istituzioni imolesi più importanti.


ricerca a cura di 

Ilaria Sergi

2^C-AFM

lunedì 25 aprile 2022

Il palazzo vescovile di Imola: ottocento anni di storia, architettura e cultura

Visitando il centro storico della città di Imola, in Piazza del Duomo, ci si imbatte nel Palazzo Vescovile, residenza del vescovo della città e museo. 


(La facciata esterna del palazzo vescovile di Imola)


La costruzione dell'edificio iniziò nel 1187. In totale, per arrivare alla forma attuale del palazzo, servirono circa 650 anni di lavori. I primi lavori di recupero e ampliamento dell'edificio medievale iniziarono nel 1452 e ripresero nel 1511, dopo che le truppe di Cesare Borgia lo assediarono durante la loro occupazione di Imola, nel dicembre del 1499.

Le modifiche più importanti all'edificio iniziarono a partire dal Settecento con l'architetto Cosimo Morelli

Furono aggiunti l’ala nord-ovest verso il giardino e l’ala “dalla banda della Rocca” a sud. Venne poi edificata anche un'ala a sud-ovest, per ospitare i visitatori illustri, secondo la volontà del vescovo Giovanni Stefano Donghi

Negli anni successivi vennero aggiunte tele raffiguranti soggetti sacri nelle sale principali e damaschi rossi abbinati a importanti arredi, attualmente ancora presenti nel palazzo.

 

(L'intero complesso del palazzo vescovile visto dall'alto)

Successivamente, il cardinale Gian Carlo Bandi fece aggiungere un atrio e il monumentale salone d’onore. 

La galleria annessa all’anticamera dell’appartamento nobile fu fatta affrescare dal vescovo di Imola Barnaba Chiaramonti, futuro papa Pio VII mentre un altro futuro papa,  il vescovo Giovanni Maria Mastai Ferretti (Pio IX) decise di restaurare l’intero edificio, rinnovando le tappezzerie in damasco e, nel 1845, fece rifare l'intera facciata che prese la forma attuale. La facciata, lunga 73 metri, presenta due portoni d’accesso e quattordici finestre, posizionate simmetricamente. 

La cappella privata del vescovo è stata invece progettata dall'architetto Giovanni Rambaldi.

All’interno del palazzo si trova un giardino, al cui centro si trova un obelisco, la cui provenienza è attualmente sconosciuta.

(Interno del giardino del palazzo vescovile)

Da oltre otto secoli, il palazzo vescovile ha lo scopo di fungere da sede del vescovo di Imola e della sua curia, ma oggi ha anche funzione museale: al suo interno si trovano il Museo Diocesano e il Museo delle Carrozze oltre all’Archivio Diocesano. Durante la Seconda guerra mondiale il palazzo fu utilizzato anche come rifugio antiaereo per i cittadini, che trovavano ricovero nelle sue cantine durante i bombardamenti.


Papa Pio IX 



Trai diversi vescovi di Imola divenuti papi ricordiamo Papa Pio IX, perché è a lui che si deve l'attuale forma del palazzo vescovile. Egli nacque il 13 maggio 1792 a Senigallia con il nome di Giovanni Maria Mastai Ferretti. E'
 conosciuto come il pontefice del non expedit, che, in seguito all'unità d'Italia e alla breccia di Porta Pia, portò al divieto della partecipazione alle elezioni politiche italiane e successivamente alla vita politica nazionale italiana per tutti i cattolici. Il suo pontificato fu il più lungo a seguire quello di san Pietro Apostolo. 

Papa Pio IX, prima di essere nominato pontefice, fu vescovo della Diocesi di Imola, nominato tale da Papa Gregorio XVI e rimase nella città fino al 1846. 


Al museo diocesano di Imola sono esposti vari cimeli legati a lui, tra cui calici, rosari e pianete, un grande rosario in madreperla donato alla statua della Madonna del Rosario, della chiesa di San Domenico. 

Cincinnato Baruzzi realizzò un busto diocesano del pontefice, che possiamo trovare nel museo diocesano.


ricerca a cura di Ilaria Sergi

classe 2^C-AFM

La "chiesa dei partigiani": San Giacomo Maggiore di Imola

La chiesa di San Giacomo Maggiore del Carmine con annesso il suo convento è situata a Imola in Via Emilia 32. E’ una chiesa trecentesca rinnovata nel 1700, costruita grazie all’unione della parrocchia di San Giacomo e del convento carmelitano di Santa Maria. La prima sede della chiesa, tuttavia, si trovava in piazza Abate Ferri, a 200 metri dalla posizione attuale. La particolarità di questo luogo sacro è che all'interno del convento si possono trovare marionette e burattini dell'Ottocento, provenienti da tutta Italia e da paesi esteri.

Le origini

Nell' XI secolo abbiamo le prime notizie sulla prima collocazione della parrocchia: si trovava nella chiesa in piazza Abate Ferri lungo la via Emilia, tuttavia in questo periodo non aveva ancora tutte le funzioni parrocchiali ed era situata al di fuori della cinta muraria di Imola. 

Nel 1323, con l'autorizzazione di Papa Giovanni XXII, dei frati che abitavano nel convento del Carmine vicino alla parrocchia primigenia, costruirono la Chiesa del Carmine. Essa, a differenza della prima sede, era parrocchia e si trovava all’interno delle mura della città.

Tra il 1450 e il 1500 la nuova chiesa e il convento furono ampliati e completati con ricchi arredi sacri. 

Attorno al 1800, durante il periodo napoleonico, il convento e la Chiesa del Carmine vennero abbandonati dai frati, a causa della soppressione degli ordini religiosi, ma già nel 1819, il convento e la chiesa ritornarono ad essere sede della parrocchia con il nome attuale di San Giacomo Maggiore del Carmine. 



(Cerchiata in rosso la collocazione originaria della chiesa in un'antica rappresentazione di Imola)


L'importanza della chiesa durante la Seconda guerra Mondiale

Durante la Seconda guerra mondiale questa chiesa diventò il rifugio di molti militari sbandati e prigionieri di guerra, profughi, disertori polacchi e russi arruolati forzatamente dai tedeschi, ebrei, partigiani e dirigenti politici ricercati dai fascisti, arrivando ad ospitare fino a 350 persone. Nella chiesa, il 14 aprile 1945, si tenne una riunione con comandanti delle brigate di Imola e il presidente del Comitato di Liberazione Nazionale; decisero l'insurrezione di Imola contro i nazifascisti. 


(Interno della Chiesa di San Giacomo Maggiore del Carmine)

La struttura

Nel 1720 la Chiesa di San Giacomo Maggiore del Carmine fu rinnovata e ampliata dall’architetto Domenico Trifogli. 

Per le modifiche, l’architetto si ispirò ad alcune costruzioni romane, dando caratteristiche neoclassiche alla chiesa. La ristrutturazione totale non ha necessitato la demolizione della chiesa già presente, perciò sono stati conservati i muri principali, il portico d’ingresso e le volte.

Trifogli ha inizialmente innalzato tutto l’edificio, poi ha costruito, dalle fondamenta, il presbiterio (zona dove si trova l’altare), il coro e la zona dietro all’altare. L'interno è composto da una navata unica, presenta 6 cappelle laterali decorate da colonne corinzie, di fronte all’altare troviamo l’assemblea. 

Il soffitto, costituito dalle volte, rimase privo di decorazioni creando contrasto con la parte inferiore che è ricca di finiture. Facendo così, lo sguardo è concentrato verso la lunghezza della chiesa e non verso l’altezza. 

Dopo qualche anno, finiti i lavori di Trifogli, venne apportata un’altra modifica: la facciata della chiesa inglobò il portico. 


Il convento

Al convento si accede per uno scalone con il soffitto affrescato. Anch'esso nel 1700 ha subito varie innovazioni: venne innalzato il campanile venne rifatta la parte posteriore della struttura. Nel corridoio è presente una pinacoteca e all'interno, attualmente, è situato il Museo dei burattini, marionette e teatrini italiani e stranieri dell’Ottocento e Novecento. 




Le decorazioni nella chiesa

L’interno della Chiesa di S.Giacomo Maggiore è ricco di finiture  e opere d’arte. Nel presbiterio troviamo due organi racchiusi in casse decorate. Il coro e l’altare maggiore sono ornati da intagli. 

Lungo la navata sporgono pilastri dal muro sui quali è dipinta la Via Crucis . Sul lato sinistro si trovano tre cappelle: nella prima sono collocate una statua della Madonna del Piratello e una di Gesù. Nella seconda abbiamo un’altra statua che raffigura la  Madonna. Nella terza è situata la statua della Madonna del Carmine con in braccio il figlio Gesù, ai lati troviamo le statue dei profeti Elia ed Eliseo.

Dopo possiamo osservare l’altare maggiore in marmo in fondo alla navata principale, con di fianco le due cantorie. 

Anche nella parte destra della navata si aprono altre tre cappelle con statue in stucco e tele sempre di ispirazione mariana.


                     Lavoro di ricerca a cura di

Vanessa Berardi

2^C-AFM


BIBLIOGRAFIA

Andrea Ferri, Alessandro Seravalli e Marco Violi, Guida della Chiesa di San Giacomo del Carmine in Imola, Imola: Il Nuovo Diario Messaggero, pp 9-56