giovedì 31 marzo 2022

Il palazzo dei Conti Tozzoni: una vera macchina del tempo!

In una delle strade del centro storico di Imola, in via Garibaldi 18, si ha la possibilità di entrare in una vera e propria macchina del tempo: il palazzo dei Conti Tozzoni, uno dei pochi palazzi storici italiani a conservare tutto l'arredamento originale settecentesco della nobile famiglia che lo abitava. 

Il palazzo, originariamente costituito da due case divise, furono unite tra il 1726 e il 1738 raggiungendo la forma attuale. Il progetto del palazzo fu ideato dall'architetto Alfonso Torreggiani e costruito da Domenico Trifogli. 



(la facciata principale in via Garibaldi 18)

(Lo scalone nobile)

Il palazzo è l’unica casa rimasta intatta con gli  stessi arredi fin dal Settecento ed è formato da quattro piani, di cui uno sotterraneo. All'ingresso si incontra uno scalone principale che mette in comunicazione il cortile con il piano nobile, ornato con sculture del fiammingo Francesco Janssen, che studiò presso l’Accademia Clementina di Bologna, invece i rilievi e le decorazioni sono stati ideati dallo stuccatore Giovanni Battista Verda. 

Il piano terra presenta decorazioni cinquecentesche e nel salotto rosso e nella biblioteca sono rappresentati episodi tratti dall’ Eneide di Virgilio. 


La biblioteca apparteneva a Giorgio Barbato Tozzoni e comprende 2000 volumi. Nei sotterranei ci sono  le cantine che contengono gli strumenti agricoli per la lavorazione del grano e del vino.

Al primo piano si trova una grande sala di rappresentanza che contiene numerosi dipinti dei ritratti della famiglia e le opere appartenute alla famiglia Pighini. L’appartamento barocchetto è composto dal "salotto del papa" che venne costruito tra il 1736  e il 1738 e fu commissionato dal conte Francesco per le nozze tra Giuseppe Tozzoni e Carlotta Beroaldi, parente di Papa Benedetto XIV che soggiornò in questa stanza, da qui il nome. A seguire troviamo il "salotto rosso"  che presenta una grande specchiera settecentesca in legno e il ritratto di Benedetto XIV  nella cui cornice si trovano due cervi che rappresentano lo stemma della famiglia Tozzoni. 


L’ultima sala dell’appartamento è l’alcova che era la camera nuziale di Giuseppe Tozzoni e Carlotta. Gli arredi sono in stile settecentesco e la collezione figurativa è ispirata al barocchetto francese. 


Nell'ala est del palazzo troviamo l’appartamento Impero, ristrutturato nel 1818 per il matrimonio di Giorgio Barbato Tozzoni e Orsola Bandini. Fu realizzato da due artigiani faentini: l’ebanista Angelo Bassi e l’ornatista Pasquale Saviotti. L’appartamento è costituito da una sala da pranzo a forma ellittica con al centro del soffitto una rappresentazione di Ercole nell’Olimpo insieme a divinità mitologiche, da un salotto dove sono rappresentate le quattro virtù, costruito secondo lo stile emiliano-romagnolo dell'epoca e, tra i soprammobili, si nota la statua di Alessandro Tozzoni, figlio di Giorgio Tozzoni e Orsola Bandini che morì a due anni dalla nascita. Infine c’è la camera nuziale costituita dalla camera da letto in noce patinato scuro con alle pareti delle decorazioni che rappresentano un fitto drappeggio, al centro della volta è rappresentata la scena mitologica di Latona e i pastori della Licia.

Sul lato nord del palazzo si trova l’appartamento della veranda formato da tre stanze con mobilio ottocentesco. Il salotto contiene dipinti come la Sacra Famiglia con San Giovannino e Sant’Anna e la Maddalena penitente di Ignazio Stern. Nella camera da letto sono presenti suppellettili come specchiere, pettini, tavolini, boccette di oli profumati e parrucche, oggetti intatti rimasti a quell’epoca. Il palazzo è unico nel suo genere per i dipinti, l’architettura e gli arredi. Entrandoci si fa un tuffo nel passato della famiglia dei conti Tozzoni attraverso l’architettura settecentesca che prevale nelle stanze e nelle vari suppellettili appartenuti un tempo al casato. 


(Corte esterna e facciata posteriore del palazzo Tozzoni)

Ma chi erano i Conti Tozzoni?

I Conti Tozzoni erano una nobile famiglia di origine toscana che si trasferirono dalla loro città natale Lucca a Imola, in due case vicine in via Garibaldi nel 1560. A quell’epoca la famiglia era già popolare per il giureconsulto e gonfaloniere di Imola Pietro Paolo Tozzoni che fu ambasciatore di Papa Giulio II e Papa Leone X e giudice della Repubblica di Firenze, per cui il palazzo del Bargello di Firenze conserva ancora lo stemma antico della famiglia costituito dal cervo con i tre gigli di Francia. Il titolo di Conti fu attribuito solo nel 1666 grazie a Ciro Tozzoni figlio di Maria Pantaleoni della casata nobile dei Pantaleoni di Ancona e Girolamo Tozzoni. Ciro acquistò il titolo di conte dalla famiglia Gabrielli di Bologna e iniziò a possedere il feudo di Castel Falcino. Ricoprì ruoli importanti come ambasciatore presso il re di Polonia per mandato del Duca di Modena. Ciro sposò Samaritana della famiglia nobile imolese Sassatelli da cui ebbe 18 figli di cui 8 morirono prematuramente, i restanti si dedicarono alla vita religiosa e solo il figlio Alessandro Ranuccio si sposò con Beatrice Ferrari della famiglia del duca di Modena e continuò la discendenza dei Tozzoni ereditando il palazzo insieme al fratello Francesco Saverio. Dopo la morte del padre Ciro avvenuta nel 1725, Francesco Saverio ebbe cura delle due case arricchendo l’architettura e i mobili e ingaggiò l’architetto bolognese Alfonso Torreggiani per unire le due case e creare l’attuale palazzo. Dal matrimonio tra Alessandro e Beatrice nacque Giuseppe Ercole che sposò la contessa romana Margherita Casali, nipote dei cardinali Casali e Millini. Margherita morì per il quarto parto e il marito vedovo si risposò dopo cinque anni con Carlotta Beroaldi ,  parente di Papa Benedetto XIV e ottenne dall’Imperatrice d’Austria il titolo di “dama della Crociera”. Giuseppe Ercole Tozzoni rischiò di mandare in rovina la famiglia per la sua passione per i giochi d’azzardo, così Francesco Saverio vendette parte dell’argenteria e delle suppellettili. Carlotta morì in seguito per il parto dell’undicesimo figlio. Il figlio primogenito Alessandro partecipò alla carriera politica  imolese nel 1797 appoggiando il partito filofrancese, ma non fece caso agli affari  della famiglia e preferì tenersi in disparte. Il nipote di Alessandro e cadetto della regina di Etruria Giorgio Barbato  lasciò la Toscana per occuparsi degli affari dei Tozzoni. Sposò in seguito Orsola Bandini del casato Bandini Caldesi di Faenza. In politica ebbe idee progressiste e liberali e restaurò la parte del palazzo chiamata “appartamento Impero” che donò alla sua sposa. Dopo la morte di Orsola, Giorgio si risposò ed ebbe il figlio Francesco. In seguito si ritirò dalla vita pubblica cittadina e passò il resto della sua vita a collezionare libri e medaglie e riordinò l’archivio storico della famiglia. Nel 1858 Francesco si sposò con Sofia Serristori di una casata importante e nobile della Toscana e si trasferì a Firenze. Ebbe comunque cura del palazzo e fece costruire la camera dell’alcova. Dal matrimonio nacquero Giuseppe e Umberto. Giuseppe seguì la carriera militare per poi entrare nella corte reale e sua moglie Vittoria Torreggiani divenne dama di palazzo della principessa Eugenia di Savoia. Nel 1908 lo stesso re d’Italia Vittorio Emanuele III di Savoia soggiornò nel palazzo.  La famiglia Tozzoni abitò il palazzo per oltre cinque secoli fino all’ultima erede  Sofia Serristori Tozzoni  figlia di Umberto Tozzoni che lo donò alla città nel 1978.  

                                                                           Lavoro di ricerca a cura di Anna Konoval's'ky

classe 2^C-AFM